Lo scrittore drammaturgo nigeriano, primo Premio Nobel africano nel 1985, emana ciò che sente a prescindere dai pregiudizi inevitabili che lo hanno circondato In questa riscrittura delle Baccanti di Euripide, la frontiera tra mondo Ellenico e savane africane si assottiglia in uno sfondo diafano in cui costumi, musiche, canti e gestualità, rimbalzano costantemente da una parte all’altra del Mediterraneo. Gli attori non si negano nulla per portare in scena la tragedia del dio allegro e tremendo, entità liberatrice ma che pretende i dovuti onori, facendo propria la lezione di Soyinka stesso: “una tigre non ha bisogno di proclamare la propria tigritudine, salta sulla preda e la sbrana!”
Reginald Rose, al processo di omicidio in cui fu giurato, si sentì decisamente intimidito e sopraffatto, come preso a pugni. Ma riuscì a raggiungere un verdetto dopo otto ore di...